Il pensionamento anticipato è un concetto preso in considerazione nel nostro sistema pensionistico, per differenti motivazioni: la parziale o totale inabilità al lavoro causa malattia cronica può essere una di queste anche se è opportuna fare chiarezza e specificare quando una condizione come la pressione alta può effettivamente permettere il pensionamento anticipato.
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Dipende da numerosi fattori, visto che una condizione cronica non comporta di per se qualche agevolazione particolare a meno che non venga riconosciuta come invalidità vera e propria. La pressione alta è una connotazione ampia che a seconda della tipologia e gravità può rientrare in una di queste categorie:
- ipertensione arteriosa non complicata: 10%;
- ipertensione arteriosa non complicata non controllata dalla terapia medica: dall’11% al 20%;
- ipertensione arteriosa con iniziale impegno cardiaco: dal 21 al 30%;
- cardiopatia ipertensiva con impegno cardiaco di grado medio: dal 31 al 50%;
- cardiopatia ipertensiva con impegno cardiaco di grado medio-severo: dal 51% al 70%;
- cardiopatia ipertensiva con impegno cardiaco di grado severo: dal 71% all’80%;
- cardiopatia ipertensiva scompensata: dall’81 al 100%.
Qualora il richiedente riesca a dimostrare di rientrare in uno stato di invalidità superiore al 74 % può utilizzare il prepensionamento definito Ape Sociale, a patto di avere almeno 63 anni di età e 30 di contributi versati.
Esiste anche un’altra possibilità per richiedere il pensionamento anticipato qualora il richiedente sia in possesso di un grado di invalidità pari o superiore dell’80 %: in questo caso l’età minima per fare richiesta è di 56 anni per le donne e 61 per gli uomini e 20 anni di contributi, che diventano 15 per chi sia beneficiario delle deroghe Amato.
Nei casi in cui il richiedente riesca a dimostrare uno stato del 100 % di invalidità, può ottenere il pensionamento anticipato con almeno 5 anni di contributi e 3 versati negli ultimi 5 anni.