La storia della sterlina presenta delle peculiarità uniche, che riflettono in maniera molto importante il “peso specifico” che ha avuto la valuta britannica non solo nei territori sotto la propria influenza ma anche i sistemi monetari globali.
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In patria la sterlina viene chiamata normalmente pound (un termine che identifica la nostra vecchia lira o “libbra”) e nonostante l’influenza della Corona non sia più quella di un tempo da svariate decadi, la valuta in questione resta molto importante e di grande impatto storico. La prima moneta da 1 sterlina (pari a 20 shilling, o scellini) risale al 1489 sotto il regno di Enrico VII, non avevano il valore impresso sulla superficie ed avevano una purezza pari a 23 carati (96 % d’oro), mentre il figlio Enrico VIII la ridusse a 22 carati, grado di purezza utilizzato anche oggi. Le sovrane continuarono ad essere prodotte fino al 1604 quando furono sostituite da altre monete.
A partire dal 1817 le sovrane furono ripristinate, ed acquisirono l’aspetto con il drago ucciso da San Giorgio. La Corona britannica chiamò Benedetto Petrucci per la realizzazione delle incisioni. Queste “nuove” sovrane rispetto a quelle antecedenti hanno effettivamente valore nominale e quindi corso legale. Dallo scoppio della prima guerra mondiale la produzione di sovrane fu sospesa ma dopo la seconda guerra mondiale, la produzione da parte della Royal Mint (la zecca reale) riprese anche per contrastare l’enorme numero di falsi.
Le sovrane dal 1817 ad oggi, nella quasi totalità hanno un valore che si aggira dai 300 ai 500 euro. Alcuni esemplari sono molto più rari di altri come la sovrana datata 1841, raffigurante il profilo della Regina Vittoria. In quello specifico anno la zecca ne ha coniate in un numero minore rispetto al solito e ciò ha contribuito ad aumentare la richiesta ed il valore: una di queste monete vale almeno 5500 euro ma alcuni esemplari sono stati venduti all’asta per oltre 20.000