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Rispetto a non troppi anni fa “andare in pensione” rappresenta non più una normalità ma qualcosa che va guadagnato, sopratutto per le generazioni più giovani. Non è solo un luogo comune ma ha un fondamento di verità: i cambiamenti politici e lavorativi, le situazioni di crisi e scelte talvolta sbagliate e non “giuste” per specifiche categorie di lavoratori sono per molti uno scoglio effettivamente difficile da superare. Il concetto di pensione anticipata, non a caso, è stato modificato ed aggiornato più volte in questi ultimi anni, e ciò non ha fatto altro che aumentare le difficoltà di comprensione.
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Il contesto della pensione anticipata può effettivamente “mettere in difficoltà molti”: anche per il 2022 è stata confermata l’età pensionabile massima di 67 anni, che unito ad un contributo previdenziale di almeno 20 anni, permette di accedere alla pensione di vecchiaia oppure chi ha 71 anni ed ha almeno 5 anni di contributi.
La forma di pensione anticipata più comune è quella contributiva, che indifferentemente dall’età anagrafica, “tiene conto” degli anni di contributi accumulati e che permette di chiedere la pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Rientrano in questa categoria anche i lavoratori precoci pubblici o privati e gli iscritti alle gestioni speciali degli autonomi che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e che hanno contributi prima del 31 dicembre 1995 possono fare la richiesta con 41 anni di contributi, quindi un anno in anticipo. Possono farne richiesta anche chi rientra nella categoria dei lavoratori precoci disoccupati, Caregiver o con invalidità pari o superiore al 74 %.
Attraverso Quota 102 è possibile andare in pensione a partire dai 64 anni e con 38 anni di contributi, anche se in questo caso l’importo pensionistico è più basso per il “peso contributivo” minore rispetto ad altre forme.
Le donne possono fare inoltre richiesta di Opzione donna, una metodologia di pensionamento anticipato per le lavoratrici con almeno 58 anni (se dipendenti) 59 anni (se autonome) con almeno 35 anni di contributi.