Il tema pensioni è importante per praticamente ogni stato che può vantare un sistema di welfare abbastanza evoluto, come quelli europei, che si trovano di fronte diverse difficoltà sia imputabili a criticità risolvibili ma anche altre che sono molto più complicate da fronteggiare. Un paese come l’Italia, piuttosto “anziano” per età media, risulta essere penalizzato sotto molti punti di vista, a causa di errori legati al mondo del lavoro e ad una decrescita che continua ad essere importante. Ecco perchè è sopratutto il nostro paese ad essere in maggiore difficoltà quando si tratta di operare e gestire il cosiddetto ricambio generazionale. La pensione anticipata risulta essere quindi un mezzo sempre più utilizzato per varie categorie di lavoratori, in quanto permette di uscire in modo anticipato dal mondo del lavoro. Chi può richiederla?
Pensione anticipata: chi è in queste categorie può richiederla
Alcune metodologie di pensionamento anticipato sono “fisse” altre operano in maniera sperimentale, come ad esempio Quota 102, che nel 2023 sarà sostituita da un’altra forma di pensionamento analogo, che funziona sul sistema misto, ossia tiene conto del calcolo degli anni anagrafici e contributivi, nello specifico è richiedibile per chiunque ha almeno 64 anni e 38 di contributi accumulati, anche se questo porta ad essere penalizzante per quanto riguarda l’assegno pensionistico finale.
La pensione anticipata standard invece viene calcolata esclusivamente attraverso il calcolo contributivo, quindi può essere richiesta indifferentemente dall’età anagrafica: i criteri attuali la rendono ottenibile a fronte di 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne oppure 41 anni per categorie specifiche, come i lavoratori precoci (che hanno iniziato a versare contributi pari ad almeno 1 anno prima dei 19 anni), i disoccupati, i caregiver e chi ha un’invalidità di almeno il 74 %.
Queste ultime categorie possono anche sfruttare Ape Sociale, uno strumento che permette di andare in pensione ad un’età minima di 63 anni a fronte di un calcolo contributivo misto, a seconda della condizione del lavoratore. Rientrano in questa categoria anche chi ha effettuato lavori “usuranti”.
In ultimo c’è Opzione Donna, che permette alle lavoratrici di andare in pensione con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età per le dipendenti o 59 per le autonome.