Aumento del costo delle sigarette: ecco quanto costeranno

I valori bollati comprendono un compndio di prodotti che viene regolarizzato e tassato dallo stato italiano, che si occupa di gestire e di trarre un’entrata importante da questa forma di beni considerati “superflui” e quindi tassabili in modo importante.

Anche se la manovra di governo non ha fatto espressamente parola in merito ad un aumento dei costi sulle sigarette attraverso un aumento delle accise (parte delle imposte legate ad uno specifico bene raffinato), è molto probabile che in continuazione degli ultimi governi, il costo delle sigarette continuerà a lievitare verso l’alto, rendendo più dispendioso fumare.

Aumento del costo delle sigarette: ecco quanto costeranno

Come confermato dal Mef, nella più recente manovra ufficializzata dall’esecutivo Meloni sono previsti aumenti di entrate per 138 milioni di euro provenienti proprio dalle sigarette, Sigari, e Tabacco da fiuto, da mastico, da pipa e da inalazione, così da portare ad un aumento delle entrate come accennato poc’anzi, necessario anche a causa del pesante “passivo” che si verrà a creare dopo la prossima legge di bilancio. Il calcolo dell’Iva, invece, è al 22% per tutti i prodotti del tabacco, mentre le accise variano per categoria.

Secondo le ultime speculazioni il prezzo medio di un pacchetto di sigarette dovrebbe aumentare in media di circa 20 centesimi di euro, in virtù di una percentuale delle accise che dovrebbe raggiungere il 40 %, dopo aver già registrato un +30% del 2021 e un +35% del 2022 in relazione al prezzo del costo di questi beni.

Per raggiungere un livello pari ai 138 di entrate in merito alla tassazione di questi beni raffinati le accise potrebbero essere portate ad un aumento, anche se come accennato in apertura non è stato ancora deciso niente.

Sarà l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a determinare ufficialmente eventuali aumenti in base al singolo prodotto, in percentuale, anche se è molto probabile che tra tasse ed accise varie l’importo “tassato” dovrebbe avvicinarsi al 78 %, lasciando quindi poco più del 10 % di guadagno agli esercenti.

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