Canone Rai, news assurda: ecco i canali che non si possono più vedere

Mai amato dalla stragrande maggioranza degli italiani, il Canone Rai, nome comune anche se utilizzato impropriamente anche da fonti ufficiali, continuerà ad essere poco gradito anche nel corso degli anni a venire, in quanto si tratta di una forma di entrata eccessivamente importante per l’ordinamento dello Stato.

Canone Rai, news assurda: ecco i canali che non si possono più vedere

Il Canone Rai è stato concepito molto prima della diffusione del televisore come strumento realmente conosciuto ed è cambiato sotto varie forme nel corso dei decenni, seppur la forma attuale non è troppo diversa da quella di una tassa sul possesso proprio di questo elettrodomestico. L’importo viene calcolato su base fissa per tutti i cittadini che dispongono di almeno di uno di questi apparecchi presso il proprio domicilio.

La tassa televisiva ad oggi vieene concepita su un utilizzo domestico e professionista ed è pari a 90 euro calcolati si base annua, importo che non viene modificato dal 2016.

Proprio in questo specifico anno l’allora governo Renzi ha concepito la forma rateizzata del Canone Rai, formula poco gradita ma che ha permesso una maggiore opera di entrata per lo stato, pari a 1 milarado e mezzo abbondante ogni anno. La formula rateizzata è stata mantenuta anche nel 2023, nonostante le “proteste” dell’Unione Europea che non concepisce questa forma di entrata se calcolata attraverso una fatturazione energetica.

La tematica del Canone Rai si fonde anche con quella divenuta separata ma solo nominalmente dal digitale terrestre, ormai giunto alla seconda generazione.

Già nella Prima parte di 21° secolo infatti quasi ogni nazione ha effettuato il passaggio dal sistema analogico a quello digitale che ha comportato un profondo cambiamento dal punto di vista tecnologico, che ha a sua volta portato i vecchi canali ad essere trasmessi sotto un altro formato tecnologico.

Dopo lo switch off dei vecchi canali molti sono stati preservati nella versione   a bassa definizione, ma dal prossimo anno i canali non HD saranno definitivamente spenti, precisamente dal 1 gennaio 2023.

Già a partire dal prossimo 20 dicembre tuttavia i canali Rai in versione bassa definizione (definiti SD) saranno rimpiazzati.

Mentre dal 31 dicembre avverrà quello che in gergo è definito Switch-off. Tuttavia, già a partire dal 20 dicembre 2022 alcuni canali saranno spenti nella versione appena accennata, canali che oggi occupano numerazioni elevate come 500, 501 e così via.

In meno di un mese quindi chi ancora non si è adattato tecnologicamente parlando al nuovo standard MPEG 4 non potrà continuare a vedere i canali non HD.

Anche munirsi di in decoder digitale terrestre di seconda generazione potrebbe non essere sufficiente in quanto non tutti potrebbero essere compatibili al 100%, la soluzione migliore resta quella che prevede l’acquisto di un nuovo televisore.

Il canone tuttavia non risulta correlato, almeno per ora in quanto resta una tassa sul possesso di un dispositivo munito di attacco per l’antenna TV. In buona sostanza va pagato anche se non si fa uso dell’apparecchio, mentre è possibile chiedere l’estensione se non si dispone dello stesso e magari si ricorre alla visione dei canali attraverso altre fonti come lo streaming internet.

L’importo in senso generale viene calcolato esclusivamente sul possesso e non dovrebbe subire modifiche oltre i 90 euro annui calcolati dal 2016. Questo anche se la Rai, ossia il servizio pubblico ha più volte confermato di trovarsi in una condizione di sotto finanziamento, l’intenzione resta quella di non aumentare gli importi ma di incentivare in modo particolare il pagamento da parte degli “evasori” della tassa.

Canone Rai