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Il concetto di investimento dal punto di vista economico risulta essere spesso non completamente “conveniente” o accettabile nel nostro paese, almeno dal punto di vista dell’italiano medio. Statisticamente infatti la popolazione italiana è dedita al risparmio ma difficilmente si avventura in imprese rischiose che possano mettere a repentaglio i propri risparmi, spesso “sudati”. I titoli di stato noti principalmente come BTP Italia costituiscono una forma di investimento considerabile “tendenzialmente sicura” che viene rinnovata a cadenza regolare.
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Si tratta dal punto di vista tecnico di vere e proprie obbligazioni, nello specifico i BTP sono titoli di debito a medio-lungo termine emessi dal Dipartimento del Tesoro (Ministero dell’Economia e delle Finanze) con cedola fissa posticipata pagata semestralmente, e costituiscono una larga fetta di prodotti che portano entrate effettive per lo stato. Godono di una forma di collocazione con un meccanismo di asta (mercato primario) e poi vengono scambiati, fino alla scadenza, sul mercato secondario. In Borsa Italiana, il mercato secondario dei titoli di Stato è il MOT, che risulta essere accessibile attraverso la propria banca (sia online che filiale) ma anche attraverso le Poste Italiane.
Si tratta come detto di una risorsa che è utile in senso stretto per il nostro paese: di recente Banca Centrale Europea ha acquistato 132 miliardi di euro di titoli di Stato italiani sui 232 totali emessi, ricordando chee l’Italia è il quarto Paese più rappresentato nei panieri di titoli governativi globali, dopo Stati Uniti, Giappone e Francia.
I titoli di stato italiani offrono una forma di guadagno “base” dell’1,6 % sulle somme investite, ma che può aumentare ad esempio non vendendo i titoli prima della scadenza.
I BTP possono essere di vari “tagli”, corrispondenti a scadenze più o meno lunghe: logicamente maggiore è la data di scadenza, più alto sarà il guadagno finale. Di norma è meglio puntare sui BTP Italia che hanno una scadenza tra i 5 ed i 7 anni, che offrono un guadagno finale che solitamente non supera il 4 % ma che corrisponde anche ad un rischio sensibilmente ridotto.