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I pagamenti elettronici sono divenuti da diversi anni parte della normalità e sono oramai irrinunciabili, grazie alla diffusione di strumenti come le carte di pagamento e tutta una serie di elementi che hanno trovato enorme diffusione come gli smartphone. In questo contesto il POS, ossia il comune terminale per i pagamenti elettronici, è divenuto sempre più importante.
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Questo perchè un tempo le forme di pagamento digitale erano “facoltative” mentre oggi, a causa di una praticità ed una sicurezza sensibilmente più elevate rispetto al contante, costituiscono la “normalità” in senso lato per moltissimi cittadini.
Il POS è anche divenuto qualcosa di “divisivo” in particolare negli ultimi anni, come evidenziato dall’obbligatorietà da parte di ogni forma di professionista che faccia ricorso alla vendita di beni e servizi, di questo strumento, come fatto percepire dall’obbligo di POS, una legge di governo adottata dal governo Draghi, inizialmente decisa per l’inizio del 2023 ma che è stata anticipata a giugno 2022.
L’obbligo di POS in realtà era già presente, ma non erano state ancora concepite le multe, che sono state ufficializzate in caso di mancato POS oppure in caso di rifiuto da parte del professionista di utilizzarlo. Le due sanzioni corrisondono a 30 euro su base fissa indifferentemente dal tipo di transazione digitale rifiutata, oltre ad un altra tipologia di multa pari al 4 % dell’importo rifiutato.
Il governo Meloni ha presentato alla fine del 2022 delle proposte per rendere meno stringenti questi termini, magari con l’adozione di un “tetto minimo” in cui i trasferimenti digitali avrebbero potuto essere rifiutati senza conseguenze, ma dopo il parere della Commissione UE, l’esecutivo non è riuscito a riformulare questa modifica che di fatto è “saltata”.
Ad oggi quindi permangono gli obblighi di POS senza limiti di sorta, senza alcuna forma di cambiamento rispetto allo scorso anno, nonostante le proteste di diverse categorie professionali.