Pensione anticipata, le ultime novità che devi sapere: “attenzione”

Il concetto di pensione anticipata è riuscita a “spaccare” la politica sopratutto alcuni anni fa con l’adozione di Quota 102, una forma di pensionamento anticipato che fin dal principio ha avuto l’obiettivo principale di favorire l’uscita dal mondo del lavoro per specifiche categorie di lavoratori ma ha anche attirato critiche importanti, a causa dell’importo decisamente più basso della pensione se utilizzata questa opzione. Fortemente voluta dal governo Conte II, in particolare da partiti come la Lega, è stata utilizzabile nel triennio 2019-2021, mentre attualmente è stata sostituita, in via “emergenziale” da una sua variante, Quota 100, in attesa della riforma delle pensione prevista per l’anno prossimo. Non si tratta dell’unico modo per andare in pensione anticipata, quali sono le altre metodologie?

Pensione anticipata, le ultime novità che devi sapere: “attenzione”

Quota 100, come intuibile, permette tutt’ora di andare in pensione attraverso un sistema misto, ossia che prende in considerazione l’età anagrafica e la quota contributiva versata. In questo caso è “sufficiente” un’età anagrafica di 62 anni e 38 di contributi per accedere a Quota 100, mentre la tradizionale pensione anticipata è esclusivamente contributiva: 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, oppure 41 anni di contributi per i lavoratori precoci disoccupati, Caregiver o con invalidità pari o superiore al 74 per cento.

La pensione di vecchiaia è ottenibile all’età anagrafica di 67 anni a fronte di almeno 20 di contributi, mentre sono state prorogate per tutto il 2022 due misure “temporanee” come Ape Sociale e Opzione Donna. La prima è una sorta di “scorciatoia” anticipata per uscire dal mondo del lavoro all’età di 63 anni e con un contributo variabile a seconda del tipo di lavoratore di 36, 32 o 30 anni. Ape Sociale è destinata a specifiche categorie di lavoratori, come disoccupati, Caregiver, lavoratori con invalidità pari o superiore al 74 per cento o che svolgono mansioni gravose.

Opzione Donna invece sarà probabilmente riconfermata anche in futuro: permette alle lavoratrici dipendenti di andare in pensione a 58 anni (le autonome a 59 anni) a fronte di almeno 35 anni di contributi.

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