https://it.wikipedia.org/wiki/Minerva
La monetazione italiana ha vissuto due grandi “step”, associati a contesti storici di grande importanza, il primo corrispondente all’unità d’Italia, evento che ha unificato il paese anche dal punto di vista valutario, mentre il secondo corrisponde alla fine della monarchia, a seguito della fine della seconda guerra mondiale, che ha dato al nostro paese una nuova struttura ed anche nuove emissioni. Tra queste, la 100 lire, in particolare quella con la dea Minerva, costituisce una delle più importanti e diffuse emissioni del 20° secolo.
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La dea Minerva infatti può essere considerata una versione latina della dea greca Atena, patrona delle arti, della saggezza, della scienza ma anche della conoscenza. La raffigurazione segue i dettami del Rinascimento, contesto storico che ha visto un ritorno in auge delle iconografie classiche.
La 100 lire Minerva è stata coniata per un periodo di tempo particolarmente lungo, precisamente dal 1955 fino al 1989, sostituita poi dalla poco fortunata Minerva 2° tipo, chiamata anche 100 lire Piccola, e dall’ultima emissione di tale valore, vale a dire l’Italia turrita. Fino al 2002 comunque, anno di “dismissione” della lira, la 100 lire Minerva è stata la più diffusa e questo risulta evidente anche oggi.
Una 100 lire di questo tipo infatti è facile da trovare in vecchie collezioni e soprattutto negli esemplari coniati tra gli anni 50 ed i primi anni 60 il valore è anche interessante, a patto di avere tra le mani un’emissione in ottimo stato, in quanto il valore può anche superare i 200 euro.
Tuttavia la 100 lire Minerva più rara è sicuramente la prima, coniata nel 1954 in un numero molto ridotto di unità proprio per testare il formato e la raffigurazione.
L’aspetto, rispetto ad altre versioni di prova, è identico a quello poi utilizzato al partire dall’anno successivo, eccezion fatta per la scritta riportata in piccolo proprio sul lato destro che recita Prova.
Il valore, data la rarità è di diverse migliaia di euro, circa 3000 per un esemplare perfetto, ma che può raggiungere i 18.000 euro se venduta all’asta.
