Quanto vale il Rolex Submariner? Da togliere il fiato

Pochi brand sono garanzia di lusso, affidabilità e precisione come Rolex, che nel corso della sua ultracentenaria storia può effettivamente vantarsi di aver contribuito alla realizzazione di uno standard produttivo estremamente alto.

I Rolex sono infatti diventati rapidamente molto più di orologi di lusso, ma veri e propri oggetti di culto, anche a causa di un forte impatto mediatico, iniziato verso la metà degli anni 50  del 20° secolo.

Quanto vale il Rolex Submariner? Da togliere il fiato

La serie Submariner, come facilmente intuibile dal nome, è stata concepita esattamente per assolvere il preciso compito di essere un orologio adatto per essere operativo anche a profondità importanti, senza per questo rinunciare all’eleganza ed alle “prestazioni”, da sempre marchio di fabbrica dell’azienda elvetica.

Il Submariner è nato proprio da questo semplice concetto, concepito da Rene P. Jeanneret, direttore di Rolex ai tempi e appassionato di immersioni: i due primi modelli furono presentati alla Fiera dell’orologio a Basilea, in Svizzera, nel 1954 i primi due modelli con referenza 6204 e 6205, mentre uno dei Rolex più famosi in assoluto, quello con referenza 6200 arrivò poco dopo. Questi esemplari promettevano, e mantenevano, un’operatività assoluta anche a 100 metri di profondità.

La vera prima grande notorietà del Submariner arrivò poco dopo, anche grazie a James Bond: nella pellicola 007 –  Licenza di uccidere James Bond indossa un modello divenuto incredibilmente popolare, anche oggi molto famoso e ricercato, ossia un 6538.

Come tutti i Rolex, anche i Submariner sono considerati veri e propri oggetti da investimento, essendo popolarissimi tra gli appassionati: un Submariner può avere valutazioni molto importanti (dai 20 mila ai 40 mila, di media), ma il più costoso è il modello indossato da Roger Moore nel film di 007 “Vivi e lascia morire” del 1972: alcuni anni fa questo specifico modello è stato venduto all’asta per una cifra pari a 365 mila dollari, trattandosi in pratica di un vero e proprio “pezzo unico”.

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