Allerta Pensioni: ecco cosa accadrà tra poco

Come tutti gli anni in questo periodo, l’attenzione sul mondo previdenziale è molto alta. Se ti stai chiedendo come potrebbero cambiare le pensioni nel prossimo futuro, nelle prossime righe di questo articolo puoi trovare la risposta a questa domanda.

Allerta pensioni: cosa succederà a breve

La riforma delle pensioni è ancora in fase di studio. Tra le novità che si pensa di introdurre in fase di studio, rientra una maggior flessibilità in fase di uscita dal mondo del lavoro.

Tra i primi punti in agenda, rientra senza dubbio l’eliminazione dello scalone di 5 anni che, alla fine del 2021, verrà lasciato in eredità da Quota 100, che raggiungerà la sua naturale scadenza con il concludersi dell’anno appena iniziato.

Per quanto riguarda la misura fortemente voluta dalla Lega, si stanno già studiando delle alternative per sostituirla. Tra queste, rientra un piano che si potrebbe tranquillamente definire come una quota 102. Questa nuova misura potrebbe essere caratterizzata da un requisito anagrafico minimo pari a 64 anni per l’addio al mondo del lavoro. Per quanto riguarda invece il requisito contributivo, si parla di un minimo di 38 anni.

Sono però diverse le problematiche legate a questea novità nel campo delle pensioni. In questo novero è possibile citare innanzitutto il calcolo dell’assegno pensionistico. Facciamo altresì presente che questa proposta richiederebbe il ricorso al sistema contributivo per quanto riguarda gli anni che mancano fino ai 67, ossia quelli necessari per la maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

Questo si tradurrebbe, però, con una penalizzazione non indifferente sulla somma che, ogni mese, finisce in tasca al pensionato. Dati alla mano, si parlerebbe di una decurtazione compresa tra il 2 e il 3% per ogni anno anticipato.

Da non dimenticare è poi il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, previsto fino all’anno 2026. In tutto questo, si alzano anche le voci dei sindacati, che stanno spingendo sempre di più verso la Quota 41, misura che prevederebbe, per tutti i lavoratori, la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.

Da parte delle sigle sindacali, inoltre, non arriva l’approvazione all’uscita dal lavoro a 64 anni: l’intenzione è di mantenere il requisito anagrafico a 62, obiettivo che,però, risulterebbe estremamente oneroso per il bilancio statale, che si troverebbe ad affrontare dei costi che renderebbero ancora più difficile parlare di garanzie di una pensione ai giovani.

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