Bere un amaro al giorno: ecco cosa accade al corpo

Molte persone, soprattutto in Italia, hanno la consuetudine di sorseggiare un bicchierino di amaro alla fine di un pasto particolarmente abbondante. Questa abitudine nasce dal fatto che è credenza molto diffusa quella di considerare l’amaro un potente digestivo. Inoltre, bere un amaro dopo i pasti è utile per azzerare completamente, o quasi, il sapore rimasto in bocca dai cibi precedenti per questo motivo l’amaro viene chiamato solitamente chiamato “ammazzacaffè“.

In questo articolo cercheremo di capire se, per così dire, la “fama” dell’amaro è dettata da un effetto reale e dimostrabile scientificamente o se si tratta soltanto di una diceria popolare.

Cos’è l’amaro e come viene realizzato

L’amaro è una bevanda alcolica il cui sapore è suggerito, per l’appunto, dal nome stesso. Non a caso, ogni amaro ha un sapore intenso e particolarmente amaro. E’ costituito da ingredienti di origine vegetale, si è soliti consumarlo alla fine di un pasto particolarmente pesante, ma c’è anche chi lo sorseggia lentamente durante un aperitivo.

Una caratteristica principale che costituisce ogni tipo di amaro è quella di essere composto da numerosi aromi di origine vegetale. E’ proprio questa particolarità che rende l’amaro una bevanda molto apprezzata dai consumatori, siano essi abituali o sporadici.

Per quanto riguarda la preparazione dell’amaro, questa è piuttosto lunga e complessa e prevede due fasi distinte: l’infusione e la distillazione.

Le erbe naturali e le radici utilizzate per la preparazione dell’amaro, vengono dosate, triturate, ridotte in polvere, immerse in una soluzione di acqua e alcool e infine vengono lasciate a macerare per un periodo minimo di un mese. Dopo tutto questo lungo procedimento si passa alla decantazione per far sì che l’amaro diventi limpido. Successivamente si unisce all’amaro ricavato il liquido che deriva dalla distillazione.

In passato, la preparazione degli amari era realizzata solo dai frati e dai monaci che ne custodivano ricette e segreti segretamente.

Oggi si possono trovare in commercio numerose tipologie di amaro, ma quelli dei religiosi, frutto di ricette antichissime, restano tutt’oggi fra gli amari preziosi e ricercati in assoluto.

L’amaro aiuta davvero a digerire? 

La credenza che un bicchiere di amaro a fine pasto favorisca la digestione è molto diffusa ed è il motivo principale per cui questa bevanda sia tanto consumata. Tuttavia, la verità non è proprio questa.

L’amaro, infatti, stimola le papille gustative facendo aumentare la produzione di saliva. Inoltre, il tasso alcolico contenuto in amaro è piuttosto elevato, cioè mai inferiore a 30-35°, per cui si verifica un. vero e proprio effetto irritante sulle pareti dello stomaco che fa sì che questo si svuoti con maggiore difficoltà, rallentando quindi il naturale processo digestivo.

Insomma, tutto il contrario di quanto comunemente si crede.

Per quanto riguarda la presenza di erbe contenute negli amari, sì, è vero che sono benefiche, ma in gran parte il loro effetto positivo sull’organismo viene annullato a causa dell’elevata gradazione alcolica presente.

In teoria le erbe stimolano davvero la digestione, ma nel caso dell’amaro l’etanolo presente rallenta notevolmente la digestione.

Conclusione

Il consiglio dunque, è quello di evitare di bere l’amaro dopo i pasti, specie dopo un pasto abbandonante come si fa abitualmente, poiché si finisce solo per sovraccaricare l’organismo e di aggiungere calorie su calorie, perchè come sappiamo tutti l’alcool è fortemente calorico.

Se proprio non volete rinunciare a questa abitudine, è meglio se almeno limitate la quantità di amaro consumata utilizzando bicchieri più piccoli oppure aggiungendo del ghiaccio che riduce sensibilmente la gradazione alcolica.

 

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